domenica, aprile 03, 2005

In paradisum

San Pietro, poco prima che il Papa morisse


In paradisum deducant te Angeli:
in tuo adventu suscipiant te Martyres,
et perducant te in civitatem sanctam, Jerusalem.
Chorus Angelorum te suscipiat
et cum Lazaro quondam paupere
aeternam habeas requiem.



21.37

La notizia è arrivata, a noi che già da più di mezz'ora stavamo in San Pietro raccolti in preghiera, prima attraverso gli sguardi e gli occhi pieni di laccrime della gente e, successivamente, per bocca del Cardinal Ruini.
Eravamo impreparati, nonostante tutto, e ci siamo ritrovati commossi a sciogliere la tensione in un lungo applauso e ad affrontare il mistero della morte, in ginocchio durante il canto del Salve Regina.
Eravamo molti, in San Pietro, a pregare per te, caro Giovanni Paolo II, e tutti noi avevamo la speranza in fondo al cuore di non affrontare la notizia della tua morte in quel momento; forse il giorno dopo, lontano dall'emozione che una notte come questa riesce a dare, ma non oggi.
Tu, al contrario, sei stato capace di stupirci come non hai mai smesso di fare lungo tutto il pontificato. Sono incredibilmente convinto che hai raggiunto il padre celeste ripetendo, ad una sola voce insieme a noi, la preghiera dell'Ave Maria che stavamo rivolgendo con lo sguardo fisso su quelle finestre illuminate. Proprio quelle finestre ci hanno messo in allarme, facendoci capire che ancora per poco avresti dovuto patire la tua passione e che già eri diretto nel celestiale abbraccio con Dio.
Da parte nostra, abbiamo tenuto, per quanto possibile, il nostro dolore per noi. Dapprima le lacrime, poi qualche applauso e canto improvvisato, sono state la nostra espressione in quei momenti.
Poi, però, ogni nostro grido interiore è stato interamente rappresentato dallo straziante suono della campana, battuta a morto; lo scoccare incessante ma deciso è il segno eloquente della sofferenza umana che in te, Santo Padre, ha trovato l'estremo compimento.

Restano tante cose di te nel mio cuore. I media in questi giorni hanno ben troppo ricordato ogni tuo gesto o discorso. A molti di questi io ero presento, dagli angelus con le colombe delle diverse marce della pace di ACR fino all'incredibile sera della GMG 2000 a Tor Vergata. Quel duc in altum risuona ancora nel cuore di molti giovani, ai quali hai rivolto l'ultimo tuo pensiero.

Dovrò fare l'abitudine a non vederti più affacciare dallo studio o a non sentire più la tua voce calda e diretta.
Ora come ora, è la malinconia di averti perso ad avere il sopravvento...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Simpatico, collega,interessi comuni e condivisibili....
io sono Marco 40 anni.
Ma tu cosa insegni di bello?