venerdì, dicembre 28, 2007

Ipse dixit

Ancora tanti auguri in queste feste natalizie e di vigilia per il nuovo anno!

giovedì, dicembre 27, 2007

Il Martirio della pace

Alla fine ce l'avete fatto, figli illegittimi di un Dio che spero mai vi possa dare accesso a quel finto paradiso che vi siete creato, come idolo bagnato di sangue, dalle vostre mani.
Vale la pena ricordare una frase che spesso viene detta e che conserva intatto il suo profondo significato: Avete ucciso una persona, non il suo ideale.
Non sono un grande conoscitore di tutte le complesse e delicate situazioni mediorentali, ma basta poco per vedere la sottile, immensa, differenza che scorre tra chi la Democrazia pensa di esportarla al peso delle armi (vero, ignobile Bush?) e chi la costruisce con la sensibilità e la presenza, con l'esempio e con il, purtroppo, martirio.
Spero che la morte della Bhutto possa servire al popolo afgano come riscatto e autodeterminazione nel rincorrere quegli ideali di democrazia che non sono solo appannaggio dgli occidentali, ma degli uomini che vogliono fondare la loro vita sulla libertà e sulla rappresentatività, sul rispetto e sulla pace, nonché su una religione che non grida a Dio vendetta e odio, quanto amore e lode.
La Bhutto si va a inserire alla già affollata lista dei nemo profeta in patria, di quelli che per il bene del loro popolo (e dell'umanità) da questi hanno trovato solo disprezzo e morte.

Intercedi per noi, ora che sei al cospetto dell'unico grande Dio, martire Bhutto. Intercedi per la libertà e la pace. Intercedi per una fede verso un Dio misericordioso. Intercedi per noi.

lunedì, dicembre 24, 2007

Natale e Natività

Forte di pomeriggi in cui ho assaporato nuovamente il dolce gusto della parola DORMIRE, segno che le vacanze sono già iniziate e che, per poterle definire tali, servono delle occasioni di festeggiamento...
approfitto di questo post e della giornata odierna, 24 dicembre, che mi dicono essere pure un giorno di vigilia, per farvi gli auguri a modo mio:


Il mio augurio, infatti, non è tanto di un Santo Natale quanto di una Santa Natività.
Gioco linguistico? No, realtà fattuale.
Ormai siamo abituati a festeggiare il Natale poiché è tradizione. Milioni di persone in giro a cercare il regalo migliore, trovando solo stress, confusione, nervosismo e una sana ipocrisia del "siamo tutti più buoni".
Noi, o almeno chi ci crede, festeggia la Natività, ovvero uno dei più grandi paradossi cristiani di un Dio che si è fatto sì uomo, ma soprattutto si è fatto bambino.
Lascio a chi sa più di me di continuare, teologicamente, la storia della salvezza e della rivelazione.
Mi permetto solo di concludere col senso di grazia che emana da questa festa: se anche noi festeggiamo la Natività e non solo il Natale, stiamo nelle stesse condizioni dei Magi, che da Oriente son venuti per adorare questo bambino. Che la nostra vita, presente e futura, sia segno di adorazione per il bambino che è nato per noi e che tutti gli auguri possibili che ci facciamo siano espressione e ricerca del vero bene a cui tutti noi dobbiamo sempre tendere.

Buona Natività a tutti!

venerdì, dicembre 21, 2007

Aberrazione continua

Mi riaffaccio in punta di piedi all'uscio di questo blog che, nonostante la mia assenza, vede crescere anche in maniera corposa i contatti (stiamo a più di 7000 ingressi unici... ma, mi chiedo, perché non corrispondono a questi anche ulteriori commenti?), per staccare la spina dai vari post riguardanti la scuola e curiosare un po', meno dormiente del solito, tra la merd.. melma della società in cui si sta vivendo questa nostra parte di esistenza.

Tutti voi avrete sicuramente sentito le ultime vicende legate allo scandalo Berlusconi - Saccà con le relative intercettazioni. Chi non lo avesse fatto, può sempre andare qui.
Cosa ne esce fuori? Quale giudizio dare a proposito? Cosa dire oltre a quanto già magistralmente espresso da Curzio Maltese su Repubblica.it?
Intanto un profondo senso di nausea. Giudizio sicuramente personale e legato al mio senso morale (ed etico) della politica e dello stato, strettamente connesso al forte valore comunicativo che le tecnologie di massa (leggasi la Televisione, soprattutto se statale) danno.
Poi un modo di argomentare e dialogare veramente infimo e non certo corrispettivo di quel ruolo, o status, loro dovrebbero avere in virtù di incarichi di responsabilità o per mandati popolari.
In una discussione con un amico, durante una sessione di chat, evidenziavo alcuni punti che qui (forse non fedelmente) riassumo:
  • Servilismo puro - come è chiaro l'atteggiamento di Saccà che non conosce decenza nel leccare paurosamente il presidente invocando la sua benedizione su palistesti di carattere pluralista e nazionale;
  • Collusione stretta tra politica e televisione - come solo nell'epoca pentapartitica si ricordava;
  • Revisionismo storico - o almeno probabile: mi riferisco al Barbarossa televisivo trasmesso con il beneplacido del Carroccio e della sua sensibilità e senso della storia;
  • Senso di prostituzione - legato al fatto che, dalla messa in video di quella valletta piuttosto che un'altra, sarebbe potuto addirittura cadere il governo, come se il membro di quel senatore della maggioranza potesse avere diritto di voto; inutile dire il ruolo infimo, di prostituzione pura, che viene rivolto alle donne.

Non esce nulla di penalmente rilevante, sia ben chiaro, quanto però (come intuisce giustamente Maltese) il senso di quello che è stata (e che è) la politica odierna in Italia, grazie a figure come un Berlusconi qualsiasi che si permette ancora di comandare.
Attenzione: non sto dando alcun giudizio positivo all'attuale maggioranza. La questione morale che la sinistra ha fortemente portato avanti, quasi a vanto, trova il suo più alto limite in questi giorni, con la totale accidia nei confronti delle riforme e il disprezzo più alto verso dei magistrati, leggasi De Magistris e la Forleo, che stanno toccando la casta dei politici e dei loro più sporchi interessi.
Quello che voglio mettere in evidenza è il punto di non ritorno che i politici attuali stanno oltrepassando. Non ho paura a chiamare le cose col loro proprio nome: se continua così presto l'Italia e gli italiani si incazzeranno seriamente e tutto ciò potrebbe sfociare in una rivoluzione; forse non nel sangue, forse solo sociale o intellettuale, ma non ce la si fa più, come si dice a Roma.
Anche perché quello che più fa crescere il disprezzo e il senso di nausea non è la singola vicenda, che solo utopisticamente potrà mai non avere luogo, quanto in una duplice indifferenza-omissione: la prima, relativamente ai protagonisti della vicenda, che attaccano sull'apparenza della denuncia (la questione della pubblicazione su un sito internet, i presunti attacchi alla loro persona e così via) senza entrare nel merito dell'accusa, ovvero le tesi sopra riportate. In un paese normale basterebbe la metà delle intercettazione ascoltate per far cadere due teste.

In un paese normale, non in Italia.