Perché forse è solo un'emozione, un sentimento anzi. La musica è ben altro, invero. Quasi un soffio divino che spinge a muoversi, a rendere conto di se stessi e di ciò che si ha dentro, a piangere e a ridere, a rimanere affascinati e attoniti come a muoversi in una frenetica danza.
Questa volta l'emozione è provenuta dall'ascolto, occasionale in un primo momento, del notturno di Chopin op. 20 in Do# minore, opera postuma. Uno di quei brani forse minori perché poveri di virtuosismi ma che rivelano un'intimità irraggiungibile.
Tale intimità è stata inoltre ampliicata dalla visione de "Il pianista" di Roman Polasnki.
Tale protagonista, pianista polacco realmente esistito con il nome di Wladyslaw Szpilman si trova, dopo mille angoscie legate all'occupazione nazista e al loro pazzo e sistematico sterminio degli ebrei polacchi, a suonare, vivo, in uno studio polacco il notturno di cui ne parlavo poco sopra.
Strana la musica. Chopin sembrava aver scritto quel brano proprio a posteriori dell'esperienza della seconda guerra mondiale. In esso vi è un'angoscia che si libera solo raramente, un basso costante e querulo, dei trilli che scuotono e livi passaggi in maggiore che sembrano ridare speranza.
Quella speranza che al momento è la musica a darci.
Regalo, a conclusione dei miei sproloqui, la possibilità di scaricare l'mp3 del notturno di Chopin, dal peso di 6 mb circa ed eseguito da Maria Pires, bravissima pianista e interprete di musica romantica.
Buon ascolto, ad occhi chiusi e mente che spazia, mi raccomando!
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