Finito Ballarò, ormai isola felice per l'informazione nostrana, torno a scrivere su questo blog tentando di dire la mia su un tema assai impervio e che è estraneo alla mia formazione.
Non entrerò, ovviamente, nel merito delle diverse scalate effettuate da Ricucci, Consorte & co. Sono meccanismi strani, avulsi da logiche di etica comunemente intesa il cui solo fine è un mero profitto individuale; profitto, questo, incomprensibile nella sua gestione.
Ci sono però alcuni aspetti che, da uomo che lavora (in piccola parte), da figlio che vede i propri genitori pagare le tasse, da studente che ha a cuore i modelli istituzionali italiani, da cittadino rispettoso della società in cui vive, da elettore che delega il proprio potere attraverso regolari e democratiche votazioni, non mi vanno giù e che, in qualche misura, mi scandalizzano.
Questi aspetti si muovono compatti da due fronti, quello politico e quello giudiziario.
Parto dal secondo aspetto e nel frattempo mi faccio una birra
Ricucci & Co. hanno deliberatamente rubato alle spalle dei singoli correntisti aumentando loro i costi di gestione del conto bancario.
Questa è una cosa gravissima.
Peccato però che, al di là di giuste e, spero, rigorose indagini della magistratura non vi è una forte e bipartisan indignazione. Piuttosto un semplice articolo dove prendere solamente distanze dalla persona indagata appellandosi all'ignoranza delle sue azioni.
Chi ha concesso queste operazioni, nelle diverse responsabilità, dovrebbe meritare il massimo della gogna.
Peccato che di queste cose si parli sempre meno, preferendo commenti politici dalla parte sbagliata.
La magistratura, pur nel rispetto dei diversi gradi di appello, dovrebbe rendere pubblici i nomi di chi beneficiava, godendo di un conto privilegiato, di questi guadagni. Spiccano molti nomi illustri e politici che occupano posti chiave.
Vorrei vederli tutti dimettersi e pagare di tasca loro fino all'ultimo eurocent, grandi bastardi che non sono altro.
Nell'aspetto politico vi sono esempi di vittimismo, lodevole autocritica e accuse massicce e infondate.
La sinistra, riconosceva oggi Paolo Mieli, autorevole giornalista, ha avuto il pregio di fare autocritica delle proprie amicizie. Giusto. Ben venga l'autocritica se ben condotta, come sembrerebbe, dai vertici dei DS.
Ora basta, però. L'autocritica deve essere finalizzata ad una chiarificazione interna al centro sinistra di responsabilità su cui muovere la cosiddetta quaestio morale; non può essere la giugulare offerta ad una destra sempre più ignobile e priva di ogni iniziativa seriamente politica. Purtroppo è proprio questo ad accadere.
Non penso sia stupidità quando eccessiva noncuranza degli uomini di sinistra. La stessa non curanza che ha portato, la scorsa campagna elettorale, a non avere un intelligente peso mediatico dei propri programmi, a tutto vantaggio dell'attuale maggioranza; la stessa noncuranza che, in cinque anni arrabbattati di governo non hanno portato a formulare una legge contro il conflitto d'interessi, per un'istruzione seria e non so quant'altre riforme forse abbozzate ma mai portate a termine.
La destra, come sempre e in maniera nettamente più scaltra, infierisce sull'avversario per non essere, giustamente e malamente, accusata di ogni male perpetrato in questi cinque anni e attraverso le amicizie di ritorno, queste sì. Di quelle che si contano sul proprio fondo azionistico.
Provo a concludere questo post, forse lungo e bislacco nella scrittura e nelle idee espresse.
Basta parlare di autocritica della sinistra. Torniamo a parlare di colpe e responsabilità penali. Facciamogliela pagare a quei bastardi che lucrano sul singolo e povero cittadino. Occupiamo le prime pagine dei giornali parlando di questo e basta.
Forse, sono un ragazzo forse ancorato ad una sorta di moralità implicita, che non ha bisogno di leggi scritte che le diano un regolamento.
Parlare di questione etica è doveroso purchè si sentano tutti (soprattutto a destra) moralmente responsabili di dare la risposta più corretta rivolta a quel popolo di elettori, di bastarda razza, che non sa più da che parte stare perché, signora mia, "ovunque si voti è sempre uno schifo".
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